Le nubi piangono
perché l’oscurità è scesa:
non sanno che sono state loro
a nascondere il sole.
Rabindranath Tagore
Le nubi piangono
perché l’oscurità è scesa:
non sanno che sono state loro
a nascondere il sole.
Rabindranath Tagore
Andavo mendicando di porta in porta nella strada del villaggio, quando il Tuo carro apparve in lontananza come un sogno sfarzoso e mi domandai chi fosse quel Re di tutti i re!
Le mie speranze rifiorirono e credetti che i miei giorni cattivi fossero giunti al termine. Sostai aspettando una carità non richiesta e ricchezze sparse d’ogni lato nella polvere.
Il carro si fermò dove sostavo. Il Tuo sguardo si posò su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che la fortuna era giunta, infine. Poi, all’improvviso, tendesti la Tua destra dicendo:” Cos’hai da offrirmi?”
Ah quale regale burla era tendere il palmo a un mendicante e implorare! Confuso e indeciso, tolsi lentamente dalla bisaccia il più piccolo chicco di grano e lo donai a Te.
Quale fu la mia sorpresa quando al termine del giorno, vuotai la bisaccia sul pavimento e trovai un minuscolo chicco d’oro nel misero mucchietto! Piansi amaramente, rimpiangendo di non avere offerto tutto il mio cuore.
Rabindranath Tagore
Allora Almitra parlò dicendo: ora vorremmo chiederti della Morte.
E lui disse:
Voi vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una cosa sola sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre al vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Confidate nei sogni, perché in essi si cela la porta dell’eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno d’onore.
In quel suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l’impronta regale?
E tuttavia non è maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e discioglersi nel sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo estremo fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
Kahlil Gibran Il Profeta