Mi hanno chiesto di scrivere due righe sul gruppo degli autisti che svolgono la loro attività di volontariato con l’associazione Spiraglio, ed essendo uno di loro la cosa che mi riesce più facile e spontanea è raccontare con poche parole la mia esperienza personale.
Faccio parte di Spiraglio da più di due anni e mi sono avvicinato al mondo del volontariato per una serie di ragioni che sarebbe lungo elencare. Mi limito a dire che, una volta andato in pensione, una parte del mio tempo sentivo di doverlo dedicare alle persone in difficoltà, in particolare ammalati, anziani e soli.
La scelta di fare l’autista è stata obbligata, in quanto non avevo altra esperienza alle spalle che mi potesse aiutare a svolgere compiti diversi, più impegnativi e sicuramente più coinvolgenti dal punto di vista emozionale, come l’assistenza domiciliare o ospedaliera.
Fino qui è stato facile scrivere la cronaca di una vicenda che è comune a molte altre persone; adesso però dovrei anche spiegare quello che, in termini di emozioni, sensazioni, soddisfazioni e anche qualche rara delusione, questa esperienza mi ha portato a livello personale. Ma non credo di saperlo fare, o forse preferisco non farlo. Dovrei leggermi dentro, cosa che faccio già con difficoltà e troppo raramente, e dovrei poi “mettere in piazza” cose che sento mie e che preferisco tenere per me. Posso comunque dire con certezza, e penso valga per chiunque di noi, che quello che si fa per gli altri non solo non pesa, ma ci si arricchisce enormemente dentro, al punto di non poter smettere, quasi che il volontariato fosse una potente “droga” per i cuore e per l’anima.
Un volontario.